
Un po’ di tempo fa
Ogni sera, terminata la giornata ci ritrovavamo tutti lungo il porticciolo, dove al centro si trova la piazza abbracciata da tante case dal profumo mediterraneo. Sulla piazzetta c’erano due bar tante sedie che ricoprivano il quasi l’intera area. Nel bel mezzo della piazza un albero di gelso bianco ed una fontana da dove si poteva vedere il porto. I bambini seduti su quella fontana attendevano il ritorno dei pescatori. Le persone che passeggiavano o quelli seduti si guardavano gli uni con gli altri salutandosi, sorridendo scompaiono lungo i vicoli del piccolo borgo marinaio. A proteggete l’enorme fusto del gelso c’erano delle panchine, ed una leggera brezza marina. Mentre il porticciolo per buona parte era delimitato da un muricciolo di pietra. Il tramonto scendeva lento, ridipingendo tutto il borgo. Il rosso del sole si posava sui balconi, sulle case, sui volti delle persone ed il silenzio di pochi attimi era rotto dallo stridere delle rondini. Mentre il sole si posava sul mare i gabbiani si volteggiavano sull’acqua. Le donne ai balconi si mettevano a parlare tra di loro e quasi tutte contemporaneamente aprivano le finestre delle loro case per far entrare la brezza della sera. Mentre la sera accendeva le sue luci, il tono della voce delle persone aumentava, discussioni di ogni genere, dove il più delle volte nessuno era d’accordo con l’altro, alla fine tutto si concludeva con una risata ed un bicchiere di birra fresca.
Quello che emergeva ogni sera, erano le infinite parole ed i loro infinti significati che ognuno dava loro, cosa strana parlavano la stessa lingua, ma c’era molta incomprensione. Certe sere erano molto più calmi, quasi silenziosi, chi ruppe il silenzio era la compagnia della “Tarantella”. Ed ecco le donne che iniziarono a danzare le une contro le altre coinvolgendo dentro la loro danza gli uomini più coraggiosi. Gli altri si univano a loro attraverso gli sguardi profondi, i quali attestavano l’unione profonda a quella danza che sprofondava nelle loro radici di gente del Sud. La sera della Tarantella continuò sino a notte inoltrata, sia le danzatrici che i danzatori ogni tanto si davano il cambio, e quando alla fine ognuno tornava a casa tra le vie del borgo c’era allegria, regnava l’unità, la gioia era vera, il riposo era perfetto. La danza univa gli animi, le persone che la sera prima erano li con i toni alti, e le mille incomprensioni emergevano dopo ogni frase, questa sera erano tutti uniti. La sera della tarantella aveva unito gli uomini alla realtà dell’universo. Il rito della danza è qualcosa di sacro nel sociale. La danza ha un significato profondo all’origine di ogni attività dell’uomo. Oggi l’uomo moderno soffre di solitudine, di una profonda divisione all’interno del suo essere. Per troppo tempo abbiamo dimenticato e ci siamo dissociati dall’educare il nostro corpo, da quello del nostro sentire il nostro spirito, il nostro animo, il nostro cuore.
La tarantella è una delle rare attività dove l’uomo si identifica nella totalità delle radici, delle sue essenze…